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Il vetro come materiale da costruzione1668 consultazioni
Le prime forme di produzione del vetro risalgono a 1500 anni a.C., e sono state ritrovate
in Mesopotamia e in Egitto, dove veniva usato per produrre perline e stoviglie mediante
stampi.
Durante il millennio successivo, sebbene la produzione venne notevolmente migliorata e
praticata su più ampia scala, il vetro rimase comunque un materiale difficile da produrre e
venne impiegato solo da una ristretta cerchia di persone e spesso in servizi religiosi.
La prima rivoluzione nel processo produttivo risale al 300 a.C. quando in Siria fu
inventato il soffiaggio, che permise di creare infinite forme con vari spessori.
Sotto l’Impero romano nel primo secolo d.C. iniziò la produzione di vetro piano per
finestre. Il vetro liquido, in questo caso, veniva posizionato su un tavolo di ferro e tirato
fino a raggiungere lo spessore voluto.
Con la caduta dell’Impero molti criteri di lavorazione vennero persi. Il vetro tornò ad
essere un materiale alla portata di pochi e impiegato quasi solo per le chiese (vetro legato
a piombo).
A Venezia, sul finire del Duecento, si incominciò a sviluppare una produzione locale
che in breve ebbe una straordinaria diffusione in tutta Europa. In particolare i veneziani
perfezionarono la tecnica del vetro tirato che garantiva una qualità ottica con poca
distorsione.
In breve tempo i francesi migliorarono il processo veneziano ottenendo lastre di
maggiori dimensioni. Il sistema consisteva nel soffiare un grande cilindro, che una volta
tagliato nel senso della lunghezza, veniva spianato con un blocco di legno.
Non ci furono più grosse innovazioni fino al 1670 quando in Gran Bretagna George
Ravenscroft inventò il vetro con piombo, una formulazione usata anche oggi. Anche
grazie a questo, nel 1773 la Gran Bretagna divenne il centro mondiale per la produzione
del vetro, infatti fu creata la “British Plate Glass Company”.
Verso la fine del Settecento la produzione del vetro assunse carattere industriale,
permettendo un abbattimento dei costi e quindi un più diffuso impiego anche nella
chiusura delle finestre nelle abitazioni civili.
Con la rivoluzione americana arrivò anche il primo brevetto dagli Stati Uniti che
consisteva nel produrre il vetro secondo il sistema cavo: il vetro liquido viene versato in
una vasca o in un bacino e poi pressato nella forma desiderata.
Le invenzioni in questo periodo furono molte; una di queste fu una pompa ad aria
compressa sviluppata in Gran Bretagna che in pratica automatizzò il sistema di soffiaggio
effettuato in precedenza solo in maniera manuale da artigiani esperti.
Prodotti chimici incominciarono ad essere introdotti nella miscela delle materie prime,
conseguendo un prodotto finale più forte e resistente al calore.
Nel 1871 William Pilkington inventò una macchina per produrre industrialmente il vetro
secondo il sopra citato sistema a “cilindro” dei francesi.
Verso la fine dell’Ottocento si scoprì la tempera termica, ottenuta mediante
riscaldamento della massa vetrosa e successivo raffreddamento rapido. Lo stato di
compressione superficiale del vetro che risulta da questo procedimento aumenta la sua
resistenza in modo considerevole. Il vetro temperato era molto importante in quel periodo
per la nascente industria automobilistica.
Nello stesso tempo l’americano Irving Colburn e il belga Emile Forcault svilupparono
un processo automatico che portava il vetro liquido dal forno a un passaggio stretto ove
nello stesso tempo veniva appiattito e raffreddato fra rulli.
Comunque fino alla fine della seconda guerra mondiale il vetro piano prodotto non
poteva ancora considerarsi di perfetta qualità, infatti si rendeva sempre necessario alla fine
del ciclo di lavorazione pulirlo e levigarlo con cura.
L’ultimo grande cambiamento avvenne intorno al 1950 quando Alistair Pilkington
introdusse il sistema float. Il processo prevede che il vetro liquido arrivi scivolando sopra
un bagno di metallo liquido (stagno). Con questo sistema iniziava una nuova generazione
di lavorazione, infatti il vetro float ha una qualità molto più elevata del vetro tirato e si
può produrre in diversi spessori e in più grandi quantità. Oggi il 90% del vetro piano
prodotto nel mondo è realizzato con questo sistema.
Nell’industria del vetro arrivarono poco dopo ancora nuove tecnologie atte a soddisfare
le richieste della clientela relative soprattutto al controllo energetico e comfort igrotermico,
la sicurezza e l’attenuazione acustica. Fra queste, nell’ambito delle prime fra le
richieste enunciate, si citano i vari processi di rivestimento o coating.
Il primo sistema di rivestimento realizzato è detto pirolitico. Esso si effettua sulla linea
float a una temperatura di 500° C (uscita dal bagno di stagno). Durante questo processo
vengono depositati sulla superficie del vetro caldo ossidi metallici mediante
vaporizzazione.
Per migliorare ancora di più le prestazioni del vetro, soprattutto del vetro camera, fu
introdotto all’inizio degli anni Ottanta il sistema magnetronico. Questo sistema sotto
vuoto permette di depositare in maniera molto precisa la quantità voluta di diversi ossidi
metallici o metalli come ossido di stagno, cromo, nichel, argento o titanio.
I coatings così ottenuti permettono di ottenere delle prestazioni molto elevate, come
fattore solare basso e trasmissione luminosa alta e nello stesso tempo una riflessione
luminosa bassa.
Alla fine degli anni Ottanta, sulla spinta tecnologica data da paesi come la Germania,
Austria e Svizzera, venne introdotto il coating basso emissivo che da la possibilità di
ottenere vantaggi dal punto di vista del passaggio dell’energia solare attraverso la vetrata
(utile nei mesi invernali), e nello stesso tempo offre la possibilità di riflettere all’interno il
calore prodotto dall’impianto di riscaldamento. Questa prestazione è ottenuta aumentando
il coating riflettente con uno strato d’argento puro.
Anche nel campo della sicurezza e dell’attenuazione acustica ci sono state recenti
innovazioni grazie a processi di stratificazione e tempera sempre più complessi.
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